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16/12/2017

Schermi Urbani

Spoleto

Il Comune di Spoleto e Palazzo Collicola Arti Visive presentano SCHERMI URBANI, un evento natalizio di arte pubblica fortemente voluto da questa amministrazione che ha affidato la cura artistica a Gianluca Marziani, direttore di Palazzo Collicola Arti Visive.

Il progetto rientra nel programma più vasto Collicola OnTheWall: la sezione “OnTheWall Museum” ha finora coinvolto 16 artisti per realizzare opere permanenti su diversi muri di Palazzo Collicola; la sezione “Outdoor” include, invece, gli interventi nel centro storico (Schermi Urbani), presso la Stazione (Giorgio Lupattelli ad inizio 2018) e in altri luoghi sul territorio (Hotel Arca by Tellas e Lucamaleonte).

SCHERMI URBANI coinvolge una ventina di siti all’interno del centro storico di Spoleto. Due edicole (Piazza Collicola, Piazza della Libertà), le sei vetrine di Palazzetto Ancaiani (Piazza della Libertà) e una quindicina di vetrine sparse tra le principali arterie spoletine (Corso Mazzini, Via del Mercato, Via Salara Vecchia, via Minervio): sono queste le location che verranno “rivestite” con grandi immagini d’arte contemporanea, realizzate da cinque artistiche già collaborano con Palazzo Collicola Arti Visive.

“Dopo l’intervento della scorsa estate dello street artist Ob Queberry in Piazza del Mercato – hanno dichiarato gli assessori alla Cultura e al Turismo Camilla Laureti e al Centro Storico Antonio Cappelletti – durante queste feste natalizie anche le vetrine chiuse dei negozi diventano la base per interventi artistici. Un modo per far “rivivere” i troppi negozi chiusi del centro storico e per provare ad immaginare – insieme ai proprietari, che ringraziamo per la disponibilità – un futuro diverso per questa parte della città. Il nostro grazie anche al direttore Gianluca Marziani e agli artisti che hanno accettato”.

Un nuovo approccio sul tema dibattuto della Street Art: non più con interventi diretti sui muri ma un percorso removibile di stampe in copia unica. Opere pittoriche e fotografiche che vengono ingrandite in ampie dimensioni. Pittura e fotografia che mutano il loro aspetto senza perdere la propria integrità. L’opera trasforma la sua natura fisica per integrarsi alla struttura urbana.

Ho ragionato sulle vetrine e sulle edicole come fossero varchi della fantasia, porte che rivelano immagini oniriche, stimolanti, inaspettate – ha dichiarato Gianluca Marziani – Le opere prescelte catturano l’attenzione ma in modo diverso dal cartellone pubblicitario: perché qui non si commercializza nulla se non la potenza degli artisti, la loro capacità di inventare mondi, di portarci per un attimo fuori dal quotidiano, di farci recuperare il sogno ad occhi aperti. Arte letteralmente pubblica che si offre come una sorpresa spiazzante, un antro delle meraviglie che sostituisce le belle visioni alle troppe spiegazioni. Ed è la conferma di quanto l’arte contemporanea possa diventare “popolare” senza perdere nulla della sua qualità d’origine”.

Danilo Bucchi usa la piazza come una quinta teatrale, inventando un viaggio onirico che si ispira alle arti del Festival dei Due Mondi. Per l’occasione ha creato sei bozzetti originali, a misura di fotoingrandimento fotografico per le sei vetrine di Palazzetto Ancaiani. Le immagini compongono un’orchestra silenziosa che galleggia nel bianco e sottolinea il gesto fluido, la sospensione metafisica, la sintesi poetica di una pittura che è un vertiginoso viaggio da fermi. Una musica gestuale per ricordarci che senza sogno non esiste futuro. E che ogni domani riparte da nuove visuali sul mondo.

Andrea Capanna stratifica la sua pittura di cemento, calce, sabbia e intonaco, materie che vengono depositate, dipinte e poi lavorate con carta vetrata, spatole e spazzole d’acciaio. Il quadro finale, denso come un fossile urbano, viene oggi stampato su carta, quindi sottoposto ad ulteriori trattamenti manuali, ricreando un dialogo tra l’impronta indelebile della pittura e la necessità di alimentarla con utili cambi di prospettiva. I corpi umani e le architetture moderne di Capanna diventano tatuaggi vivi sui muri di Spoleto.

Mauro Di Silvestre lavora sulla memoria fotografica, sulle vecchie stampe che ci ricordano la nostra infanzia, le vite dei nostri genitori, riprodotte su una carta che era il nostro memorandum prima del digitale. L’artista trasforma quegli immaginari in una pittura fluttuante, al confine tra una narrazione al presente e un’evanescenza di memorie fuggevoli. Alcuni lavori su tela sono stati stampati per l’occasione: un passaggio tecnico che esalta le premesse fotografiche (e concettuali) con cui nascono le opere pittoriche.

Nicola Pucci inventa situazioni assurdamente plausibili. Ricrea gesti atletici dentro spazi chiusi, ribalta gravità e forza centrifuga, catapulta oggetti dove non dovrebbero trovarsi… e lo fa con una pittura minuziosa e surreale, un racconto figurativo che ci attira come certi oggetti misteriosi. Il passaggio alla stampa su grande formato era un destino naturale per le tele di Pucci: mentre cresce la superficie aumenta l’impatto cinematografico, come se qualcuno proiettasse in esterni il film di un mondo da scoprire.

Nicola Pucci

Giuseppe Ripa usa la fotografia con metodica disciplina, indagando luoghi, oggetti, forme che nascondono storie intense dietro l’apparenza “fragile” e consumata. Per l’occasione sono state scelte alcune strutture abitative che l’artista ha fotografato lungo la nostra costa Adriatica, rivelando aspetti inconsueti delle immigrazioni via mare, così da modificare le nostre certezze balneari e vacanziere. L’ingrandimento e le installazioni esaltano le immagini originali, aprendo in città alcuni varchi acquatici che cambiano la prospettiva del paesaggio umbro. E dei nostri paesaggi mentali.

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